L’unica selva dell’inferno (poiché quella “oscura” ne è ancora fuori) è costellata da rovi e pruni senza frutti né fronde, carceri nei quali sono incatenate le anime dei suicidi, divelti tanto dalle arpie quanto dagli scialacquatori inseguiti eternamente da nere cagne correnti che ne divellono le membra.
L’incontro con il protonotaro, il logoteta, il guardasigilli, il primo ministro… sì insomma l’amichetto dell’imperatore Federico II di Svevia, è caratterizzato da una retorica che ricalca lo stile letterario del personaggio storico, che unita a uno stile sempre concordante alla straziante condizione dei dannati, rende questo XIII d’Inferno quello che l’illustre commentatrice definisce il “più perfetto della cantica”.

Ebbene sì, l’illustre commentatrice si permette di dire “il più perfetto”.
Perché all’illustre commentatrice ‘un je devi rompere i…

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