Dopo aver dichiarato in apertura di XXXII (così estrasse Gabriella) di non poterci descrivere il fondo dell’inferno, Dante mirabilmente lo descrive. Contrariamente al fuoco che ci si potrebbe aspettare, il nono cerchio è completamente ricoperto dal ghiaccio (Cold cold night – White stripes).
Le teste dei traditori costellano il lago di Cocito come ranocchi in uno stagno e sembra non trovino altro sollievo che denunciarsi l’un con l’altro. Aver reciso quel legame elettivo che unisce le persone tramite il sangue, la patria, l’amicizia e la benevolenza (Roses from my friends – Ben Harper), li condanna nel punto più basso dell’universo, più lontano dall’amore di Dio.
Dopo averci dimostrato di quanta rabbia e aggressività può essere capace di riversare in chi se lo merita, il nostro poeta scorge un personaggio che si presenterà solo nel canto successivo, intento a rodere il teschio di chi gli fu avversario in vita, introducendo così il tema della famelicità che tanto caratterizzerà il trentatreesimo (Rossetto e Cioccolato – Ornella Vanoni).
HELL O’ DANTE
Tutti i Mercoledì ore 21:30
Via Antonio Cecchi, 17 TORINO
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